Immagina di essere nella tua casetta confortevole, quella in cui abiti da tempo, in cui ti senti al sicuro, quella di cui conosci ogni centimetro, caminetto acceso, cuscini morbidi, divano, copertina e film preferito.
Immagina ora che un giorno, all’improvviso e senza una ragione, vieni trascinata fuori da quella casa, portata in un luogo sconosciuto, freddo, popolato da voci che non conosci e volti che non riesci a vedere, infestata da rumori assordanti e sinistri perché non sai a cosa ricondurli. Sei in completa balia di esseri senza nome e senza volto che improvvisamente ti prendono, ti spostano, ti appoggiano, ti buttano acqua addosso. E questi esseri ti terrorizzano, ma sono sempre meglio che restare completamente sola in posti o troppo stretti per te o troppo grandi, di cui non riesci a capire i confini. Ah, e non dimentichiamo una parte importante: oltre a sentire male e vedere peggio, non riesci neanche a muoverti! I tuoi arti non rispondono ai tuoi comandi, e comunque, anche nella migliore delle ipotesi, l’unica cosa che riesci a fare è agitare in modo scomposto braccia e gambe.
Scena da film horror, eh?
Be’, questo, cara mia, è quello che vive tuo figlio appena nato.
Tu, al suo posto, credi che riusciresti ad addormentarti serenamente e a dormire svariate ore di seguito? Tra l’altro, in un luogo che noi chiamiamo culla, ornato con fiocchetti e merletti in toni neutri, ma che, per quanto ne sa un neonato, è un piano di appoggio (magari scomodo, di certo non confortevole come il grembo materno) che potrebbe essere claustrofobico o sconfinato, dal quale potrebbe cadere o sul quale potrebbero arrivare essere mostruosi a divorarlo; perché, sì, un neonato non conosce concetti quali civiltà, evoluzione, società, diritti del fanciullo, tutori legali del minore, ecc. Per lui, che – appena nato – è proprio come Madre Natura lo ha programmato, lì fuori ci sono tigri, lupi e coccodrilli, e l’unica sua salvezza è attaccata al busto della sua mamma, e sono le sue braccia che lo prendono in collo, che lo appoggiano sul suo cuore, che lo portano al sicuro, gli porgono il cibo, lo avvolgono in una coperta per proteggerlo dal freddo.
Ora, capiamo tutti che la mamma in questione non è la mamma della giungla che deve preoccuparsi solo del neonato. Anche se, diciamoci la verità, proteggere nostro figlio da una tigre affamata potrebbe non essere esattamente una passeggiata di salute. Ma non importa, diciamo che la nostra vita di madri moderne è abbastanza indaffarata, fra lavatrici, casa, nonni, amici, lavoro, marito (o non marito), bollette, multe… e nel frattempo dobbiamo anche avere i capelli in ordine e zero peli sul corpo. A tutto ciò dobbiamo anche aggiungere un neonato che dipende da noi in tutto e per tutto. E questa ora mi viene a dire che devo tenermelo appiccicato tutto il giorno e, anche, tutta la notte? Ma siamo matti??!!
Be’, sì, mi dispiace. Il mio consiglio, per la salute di tutti, è quello di arrenderti all’evidenza e spalmarti addosso tuo figlio (alla domanda che ti stai ponendo, la risposta è: babywearing!)
Potresti far parte di quell’1% della popolazione mondiale che ha un figlio a basso contatto. Ma non ti illudere. Sebbene tua madre racconti da decenni che da piccola eri un angioletto e dormivi 14 h filate e non ti svegliavano neanche le cannonate (e aggiunge che a 5 mesi e mezzo già camminavi), dovresti prendere in considerazione la possibilità che i fatti raccontati siano stati leggermente romanzati. Ma anche se fosse tutto vero (come sostiene tua madre, giurando sulla ricetta della parmigiana della trisnonna!), può essere che la genetica non abbia funzionato proprio come avremmo desiderato, e che tuo figlio abbia preso dal padre il bisogno di contatto e da te… i capelli crespi!
Ma non disperare. In fin dei conti, dobbiamo essere contente perché Madre Natura ha fatto esattamente il suo dovere quando ha dato a nostro figlio un istinto di sopravvivenza così forte da farlo strepitare appena ci allontaniamo. E’ così che funziona. Adesso che è piccolo, per lo meno. Ma i bambini crescono, e ogni cosa avviene a suo tempo.
Crescendo, i nostri pargoli avranno modo di allontanarsi da noi e acquisire tutta quella autonomia che i genitori dei “bamboccioni” vorrebbero vedere nei loro figli ultraquarantenni. Bisognerebbe vedere come dormivano da piccoli, se i loro bisogni sono stati assecondati o se sono stati forzati a un’innaturale separazione e poi si sono ripresi in età adulta l’alto contatto di cui avevano disperatamente bisogno! Ma questa è un’altra storia.
Per il momento, limitati a godere del calduccio e del profumo del tuo fagottino, con la consapevolezza che gli stai dando tutto ciò di cui ha bisogno: protezione, senso di sicurezza, fiducia. E, come sempre, tanto, tantissimo amore. Con quello non si sbaglia mai! Sono tutti semi che poni adesso che il terreno è fertile: vedrai che, a tempo debito, raccoglierai i frutti.
Per avere più libertà, e meno occhiaie, devi solo avere pazienza (e usare un buon correttore!). Prima di quanto credi, arriverà il momento in cui la porta della sua camera sarà sbarrata e sopra ci sarà una foto tua e di tuo marito con la scritta “IO QUI NON POSSO ENTRARE”. E, sappilo, ripenserai con nostalgia a questi momenti 😉