Viaggio in auto di 2.743 ore.
Sotto il sole di agosto.
2 bambini.
All’ennesimo “quando arriviamo?”, presentato anche nella variante “quanto manca?”, seguito dal classico “uffaaaaaa mi sto annoiandoooooo”, ma anche dall’originale “mi squaglio”, l’esplosione, di qualcuno o qualcosa, è data per certa sui siti di scommesse. Avete presente i pacchi alla dinamite marca Acme preparati da Willy il Coyote per Beep Beep? Ecco.
Ma, se ci fermiamo un attimo a riflettere, capiremo da soli che la suddetta esplosione non porterà a nessun risultato concreto. Dopo la sfuriata, la noia tornerà. Più potente che mai, poiché aggravata dalla frustrazione. Proprio come il pacco bomba di cui sopra, esploderà nelle nostre mani.
E allora che fare?
Semplice. Accettare che il bimbo si stia annoiando.
Senza sensi di colpa per averlo costretto a quel viaggio senza fine.
Senza giudicarlo perché in quel momento il suo carattere non è gioioso e solare come lo vorremmo.
Forse anche noi siamo annoiati, o forse no, ma lui di certo lo è, nonostante tutto ciò che abbiamo organizzato per fargli passare il tempo.
Capiamo che sia annoiato, e non abbiamo remore a dirglielo. Dobbiamo dare voce e validazione a ciò che prova:
“Chissà quanto ti annoi, amore, vero?”
“Sei proprio scomodo, seduto sempre lì nella stessa posizione da ore”
“Non vedi l’ora di arrivare”.
Non ci crederete, ma provate. Metà del lavoro è fatto.
Perché lui si sentirà capito, e questo fa tutta la differenza del mondo.
Provate a pensare, quando siete stanchi e avete solo bisogno di essere confortati, come vi sentireste se la persona scelta come confidente vi dicesse solo “basta lamentarsi, eh!”, oppure “siamo tutti stanchi, smettila di frignare”, “sono stufa di sentire che sei annoiato, se sento un’altra parola sull’argomento ti tolgo il cellulare e Facebook e allora sì che scoprirai cos’è la noia”. Eh? Come ci sentiremmo noi adulti a essere trattati così? Per un bimbo piccolo non cambia nulla.
Se parleremo con gentilezza, lui si sentirà accolto e capito. E anche la noia sarà più leggera.
Noi potremo finalmente abbandonarci all’empatia. Dargli ragione, quando effettivamente HA ragione, è liberatorio! Un’esperienza che tutti i genitori dovrebbero provare, senza cercare di reprimere il pianto o il lamento del bimbo.
Nel momento in cui dentro di noi scatta il meccanismo magico dell’empatia, tutto, anche la prossima serie di lamentele, diventa più tollerabile.
E poi, l’altra metà del lavoro? Vi lascio qualche spunto.
- Be’, potete proporgli un piccolo massaggio alle gambe indolenzite (ragazzi, non so voi, ma io da piccola durante i viaggi mi stendevo, avevo qualcosa di morbido su cui poggiare la testa, potevo sgranchire la gambe, di certo non ero legata come un salame a un seggiolino isofix che permette, per fortuna, eh, solo il movimento dell’alluce destro!).
- Oppure potete fare il gioco della ginnastica (voi dite braccio destro su, e loro seguono, salutate!, e mani che si agitano, bicicletta!, e gambette che scalciano…).
- Potete chiedere cosa avrebbe tanta voglia di fare, potreste dirgli “hai tanta voglia di arrivare, vero? Ma secondo te, cosa ci sarà? Cosa potremo fare? Ci sarà un parco giochi?”, e se invece si torna a casa “cosa ti è mancato più di tutto di casa nostra? Quale sarà il primo gioco che prenderai?”. E lì lavorare di fantasia.
- Poi c’è il gioco del nascondino, in auto naturalmente (uno conta e gli altri fanno finta di nascondersi in un luogo di casa, poi si chiede “sei in cucina? Sei sotto il letto?”).
- C’è il gioco del vedo vedo… “Vedo, vedo, vedo, un cartello blu! Chi lo vede? Eccolo! Vedo una casa rosa!”.
- Poi, ancora, il gioco delle parole incatenate: il primo dice una parola (es. Leone), e a turno ognuno deve dire una parola che la prima parola gli ha fatto venire in mente (es. Elefante), e così di seguito.
- Ultimamente, ma i miei bimbi sono più grandicelli, si divertono anche a sentire cosa vogliono dire i cartelli stradali.
- Inoltre, noi abbiamo scaricato non solo canzoni (quelle per bimbi classiche o quelle dei cartoni più famosi, oltre che canzoni che amano come supercalifragilistichespiralidoso, o il can can), ma anche fiabe, migliaia di fiabe raccontate.
- Io lo confesso, per i viaggi lunghi usiamo i cartoni in DVD. Eh, via, bisogna pur sopravvivere, no? 🙂
Ma vi ricordo, questi sono tutti espedienti, più o meno efficaci a seconda dei bimbi e dei loro interessi. Ciò che conta soprattutto, però, è l’empatia. Che voi lo capiate o meno, fidatevi di vostro figlio. Se vi dice che si annoia, che è stanco, che non ne può più, che odia viaggiare, che che che… limitatevi ad accettare che sia così, è un dato di fatto, e a dirgli “caspita, amore, sei proprio stanco, devi essere terribilmente annoiato”. Potete aggiungere “c’è qualcosa che posso fare per aiutarti, a parte scegliere la strada più veloce per arrivare?” o “cosa potresti fare per divertirti di più?”.
A volte, quando ci ricordiamo che non è colpa nostra se lui si lamenta ed è stanco, ma è un problema suo e che noi siamo lì, tranquilli e sereni, disponibili ad aiutarlo se lo desidera, a volte, dico, potrebbe accadere il miracolo, per i più fortunati di noi.
I bambini potrebbero addirittura trovare da soli la soluzione!
Ma ehi, shhhh, non lo dite a nessuno, è un segreto per pochi intimi.
E voi, perché non mi scrivete quali giochi inventate e quali sono le vostre esperienze?
Che dire ora, se non… Buon viaggio?! 😂 😂