Una giornata difficile

c'è sempre. E nel tempo che impieghiamo a capire quale sia questo motivo, a scanso di equivoci, abbracciamo forte il nostro pargolo, ricordandogli sempre che è un essere assolutamente meraviglioso e che tutte le emozioni che prova vanno bene e sono giuste.
 
 
Mio figlio ha 2 anni e mezzo.
Fine del post.
 
I terrible twos. Sì, li riconoscete tutti, vero?
 
Quello che voglio riportarvi oggi è la mia esperienza su una giornata di ordinaria follia con due bimbi di anni 4 e 2 e mezzo.
 
 

Sveglia. Bimba grande vuole restare a letto ancora un po’ con me per le coccole, bimbo piccolo inizia a piangere perché vuole andare subito in cucina, in braccio a me. Naturalmente, la presenza della sorella in braccio a me in contemporanea non è contemplata (da lui. Da me è molto contemplata, perché, a costo di fare l’abbonamento mensile dal fisioterapista, è il modo più veloce per risolvere molti problemi). Non c’è verso, la bimba deve venire in braccio. Al ché, inizia la nostra traballante camminata verso la cucina, con bimbo che a un certo punto prende a calci bimba perché desidera, giustamente, essere l’unico a bordo di mamma. Intanto bimba si arrabbia con bimbo perché ha invaso il suo spazio vitale sul mio cuoio capelluto (già, i miei capelli sono bene pubblico e in quanto tale bisogna garantirne a tutti un pari utilizzo). Fare pipì, no. Vestirsi? Ma come ci pensi. Lavarsi i denti? Non vorrai farmi ridere??? I denti!!! Se quell’acqua si avvicina al mio viso o alle mie mani, sappi che quell’acqua la vedrai molto da vicino, Madre!
Saliamo in auto. Bimba prende in mano una cintura dell’auto mentre le allaccio quelle del seggiolino. Desidera tenerla in mano senza lasciarla andare fino all’arrivo a scuola. Bimbo sale in auto, prova a strappare di mano la cintura a bimba (“la cintura o la vita”), lei non molla la presa, lui mira, carica, centra l’occhio di bimba con un pugno. Che proprio Bud Spencer scansate.
Ore 13, all’uscita da scuola, non intende mettersi sul seggiolino né tanto meno farsi allacciare le cinture; secondo voi può essere minimamente interessato a fare la pipì pre nanna?
Pomeriggio: bimba prepara sul tavolo i materiali necessari per un lavoretto (colori, forbici, foglio… ). Arriva bimbo, attiva il braccio modalità Ruspa Ruspante, e in un solo colpo fa volare tutto per terra.
Per il copione della sera, per prepararsi alla nanna, vedere la preparazione per la scuola della mattina.
 
Detto ciò, possiamo trarre due conclusioni. 1) Sono sicuramente una donna stressata. 2) Ho un figlio capriccioso. Insopportabile, quasi. Vero?
 
NO! NON E’ VERO!!!!!
 
Sul fatto che io abbia perso la pazienza durante il giorno non ci piove (e se non ci fosse stato mio marito l’avrei persa ancora più spesso), ma non piove neanche sul fatto che quella che, seppur comprensibilmente dal punto di vista umano, ha sbagliato, sono io! Perché bimbo non è affatto capriccioso. Lui mi sta manifestando un prepotente bisogno, e devo ringraziare la fortuna che lui si renda conto dei suoi bisogni e li riesca a esprimere, in una forma o nell’altra. Perché potrebbe tranquillamente uniformarsi a ciò che chiunque desidera da un bambino di 2 anni e mezzo, ossia che non rompa le scatole, e far crescere dentro di sé sentimenti quali disagio, malcontento, sfiducia verso noi genitori, tutti sentimenti che, se non emergono al momento giusto nella loro forma originale, andranno a incidere sulla sua autostima, e prima o poi usciranno in altra forma, dopo aver fatto un sacco di danni. 
Non lo fa perché ce l’ha con me, ma non ha un modo diverso per manifestare un disagio che sta provando, e si può permettere di tirare fuori questo disagio attraverso un atteggiamento del genere con le uniche persone di cui si fida. Con gli altri probabilmente è amorevole e gentile. Ma ciò non toglie che sotto abbia un disagio, che in quel caso maschera. Con me non lo maschera. Che… fortuna!, dirai tu (e dico pure io!). Però in realtà lo è, una fortuna, perché così io genitore so che sotto sotto c’è qualcosa che non va e ho modo di intervenire. E’ come il mal di pancia che ti fa capire che lo stomaco è ripieno e devi saltare la cena dopo il pranzo di Natale. Il mal di pancia dà fastidio, ma se non ci fosse mangeresti la sera e lo stomaco sarebbe sovraccarico!
 
Cosa ho fatto la sera quando, distrutta dopo la giornata e frustrata per i suoi continui rifiuti, ho finalmente messo a nanna il piccoletto? L’ho abbracciato forte, accarezzandogli le braccia, la testa, le mani. E gli ho detto “Amore, ti chiedo scusa se alcune volte perdo la pazienza. Anche quando accade, non dimenticare mai che ti voglio un bene infinito, e che sono tanto orgogliosa di essere la tua mamma. Soprattutto, non dimenticare mai che sei perfetto così come sei. Alcune volte non riesco a capire cosa mi vuoi dire, so che hai bisogno di qualcosa, ma non riesco sempre a capire di cosa. Allora, per favore, aiutami a capire. Abbi pazienza, ricordati che io sono qui per te, per essere il tuo sostegno, per aiutarti a fare ciò di cui hai bisogno per essere te stesso, per essere felice“.
Voi dite che ha capito qualcosa di tutto questo discorsetto? Io dico di no, probabilmente era già in catalessi al “Amore, ti chiedo”, PERO’ sono convinta che gli sia arrivata un’ondata di energia positiva, di amore puro, che non può non aver percepito a pelle.
 
Quindi, semplicemente, bisogna provare a disidentificarsi, il bambino non ce l’ha con me, devo essere neutrale su questo punto. Come dice Roberta Cavallo e io ripeto sempre, bisogna far finta che sia il figlio dei vicini, che ha bisogno di aiuto. E’ in quel momento che ha bisogno del mio sostegno. Forse sta anche testando quanto il mio amore sia incrollabile, fino a che punto lo ami. Inconsapevolmente, è ovvio.
Quello che intendo dire a voi, mamme e papà disperati, nonni … è che non importa quanto sia stata terribile la giornata, non importa quanto il comportamento del bambino vi mandi fuori di testa. Ricordate solo questo: abbiate fiducia in lui, se fa così un motivo c’è sempre. E nel tempo che impieghiamo a capire quale sia questo motivo, a scanso di equivoci, abbracciamo forte il nostro pargolo, ricordandogli sempre che è un essere assolutamente meraviglioso e che tutte le emozioni che prova vanno bene e sono giuste.
 
 

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